domenica 11 novembre 2012

La Sibilla dall'Infernaccio, il sentiero del Guerrin Meschino

Era circa la fine del 1400 quando Andrea da Barberino descriveva questo sentiero, facendolo intraprendere al Guerrin Meschino per andare ad incontrare la Sibilla, nell'immensa grotta il cui ingresso si vede ancora oggi pochi metri sotto la cima.
Il percorso, certamente esagerato nelle narrazioni quattrocentesche, è comunque abbastanza duro.
La strada è molta e la traccia non è sempre visibile, ma è forse anche questo che rende il sentiero veramente bellissimo, nella lista dei top!
Si passa dall'ambiente scuro della Gola dell'Infernaccio agli immensi spazi della Val Tenna, per poi entrare nella coloratissima faggeta ed uscire sugli ampi prati sottostanti la vetta.

Accesso: Rubbiano, parcheggio per Gola dell'Infernaccio (GPS 42.927614,13.286333)
Tempo di percorrenza: 6,30 ore a/r
Dislivello: 1.300 metri
Difficoltà: EE
Valutazione:****



Il sentiero inizia alla Gola dell'Infernaccio, dove si parcheggia sul piazzale di ghiaia al termine della stradina, di ghiaia pure questa, proveniente dalla frazione di Rubbiano.
Superata la sbarra in ferro si inizia a camminare per la larga carrareccia, in discesa, fino a raggiungere le famose Pisciarelle, poste all'ingresso della Gola.
"Ivi cominciò a scorgere dinanzi a sé un sentiero sassoso, dirupato, con grandi e profonde valli nell'interno, e oltre a ciò terribili precipizi dei quali scorgeva il fondo; si vedeva qua e là e dinanzi e di dietro circondato da sommità altissime, le cui punte acuminate si perdevano nelle nuvole... La luce penetrava appena tramezzo quegli scoscesi dirupi, e non vi si vedevano che pietre e massi, senz'ombra di un filo di erba, o di un ramo d'albero. Ivi non si può entrare che durante un solo periodo dell'anno... Messosi pertanto in cammino, notò che l'oscurità si faceva maggiore, per esser quella viuzza appena appena aperta allo spiraglio della luce. Il camminarvi sopra gli parve poi alquanto dif­ficile, a motivo dei sassi e delle pietre, che sotto il piede e di tratto in tratto sdrucciolavano, facendolo scivolare ad ogni passo, col pericolo di precipitare nel profondo di quei burroni".
Questa la descrizione della Gola dell'Infernaccio di Andrea da Barberino, probabilmente esagerata ma di certo affascinante (per dirla tutta, ora sembra che si dubiti che i luoghi descritti nel Guerrin Meschino siano effettivamente i Monti Sibillini...).
La Gola, superato il ponticello nei pressi delle Pisciarelle, si presenta in effetti buia e stretta, anche se il cammino è qui sempre agevole.
Si procede, dopo una prima parte decisamente più stretta, sempre sull'evidente sentiero che costeggia il fiume Tenna.

Verso le Pisciarelle

Le Pisciarelle

Tenna

Circa in un'ora, camminando tra vari saliscendi, la buia Gola inizia ad aprirsi nella grandiosa Valtenna, sormontata sulla destra dalle creste che dal Monte Bove Sud giungono alla Priora.
Appena arrivo vedo fuggire un falco ed uno scoiattolo dalla coda lunghissima; i riflessi del sole sui colori autunnali dei faggi  sono strepitosi!
Giunti alla piccola fonte nei pressi di Capotenna occorre individuare il giusto sentiero da imboccare. La traccia è poco visibile/inesistente, personalmente ho girato un buon quarto d'ora.
In pratica bisogna oltrepassare il letto secco del fiume, dietro alla fontana, per dirigersi poi (qualche decina di metri avanti, poi a sinistra su accenno di stradina di ghiaia) al vicino Casale Rosi, un rudere posto su un piccolo colle sovrastante la fonte.

I picchi della Priora

Ingresso in Valtenna

Fonte

Casale Rosi

Casale Rosi dall'alto

Da qui si deve ora andare verso la faggeta, imboccando un sentierino che neppure pare tale, senza però iniziare a salire nel bosco. Si cammina, un po'tra arnbusti, un po'tra i faggi, sempre verso ovest fino ad incrociare una stradina d'erba.
Qui un omino in pietra sembra indicare una traccia che si addentra nel bosco, da ignorare. Si procede invece per qualche metro lungo la stradina d'erba, abbandonandola in corrispondenza di alcuni ometti che salgono sulla sinistra per un prato.
Si cammina qualche minuto sull'erba, tra qualche arbusto, fino ad incrociare sulla sinistra la traccia che, prima poco evidente, poi più netta, inizia a salire all'interno della fantastica faggeta.
Il sentiero è formato da uno strato di foglie brune alto trenta centimetri, il profumo delle foglie secche, della terra scura e dei legni è forte e intenso; fermandosi si può ascoltare il rumore delle foglie che cadono dagli alberi, poggiandosi sulle altre.
Dentro la faggeta le pendenze iniziano ad aumentare, il percorso segue alcuni netti tornanti, sempre in salita, fino a sbucare sui prati più in quota (a sx  di un evidente sperone di roccia), nei pressi del Casale Lanza (in realtà si tratta di due ruderi distinti, anche se vicini).

Faggi

Foglie

Casale Lanza

Verso la Valtenna

Il panorama è eccezionale ed abbraccia tutta la Valtenna, che in veste autunnale non può che incantare.
La traccia diventa qui più esile, anche se facile da ritrovare. Si passa davanti al casale e ci si dirige verso il sentiero che sale a stretti tornanti sul versante nord della Sibilla.
Seguendo la traccia, ora più netta, si continua a salire su terreno pietroso fino a giungere sulla sommità dello sperone sovrastante il Casale Lanza. Impossibile non fermarsi ogni tanto durante la salita per ammirare la Valtenna, il roccioso versante della Priora, l'Eremo di San Leonardo.

Salendo, Casale Lanza in basso

Fessura

L'Eremo di San Leonardo

Arrivati sul panoramico sperone, nei pressi di un omino (qualche metro poco più in alto del Casale Sibilla), il sentiero si perde di nuovo.
Faccia a monte, sulla sinistra, si riconosce in alto la doppia cima del Monte Sibilla. Poco più a destra di questa si nota anche un ghiaione, solcato da un sentierino. E'qui che occorre dirigersi, seguendo la crestina appena accennata ed attraversando nella direzione più comoda gli scivolosi prati.
In breve si arriva alla base del ghiaione, che si inizia quindi a risalire (neppure troppo faticosamente) per il sentierino che lo solca, camminando su sassi di selce talmente rossa da sembrare corallo.

Il Casale Sibilla, la vetta ed il ghiaione

Il Casale Sibilla dall'alto

Il ghiaione finale

Si arriva così sotto la rocciosa vetta, ove il sentiero, ora meno ripido, volge sulla destra, a raggiungere la sella posta tra Cima Vallelunga e la Sibilla. Per la cresta, in pochi minuti, si raggiunge la doppia cima, una tra le più panoramiche del gruppo (dal parcheggio alla vetta circa 3.45 ore).

Verso la sella tra Sibilla e Cima Vallelunga

La vetta

Verso il Monte Porche

Foce di Montemonaco e il Piano della Gradosa

Ritorno per la stessa strada seguita all'andata, attenzione all'erba scivolosa prima del Casale Sibilla.

Colori

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