mercoledì 1 maggio 2013

Cresta Nord delle Malecoste

L'ultima uscita invernale della stagione, ormai quasi in maggio. Tosta salita, soprattutto se priva di neve, ambiente bellissimo ed esposizione continua.

Accesso: Ortolano, AQ (GPS: 42.509976,13.410144)
Tempo di percorrenza: 8 ore
Dislivello: 1200 metri
Difficoltà: AD+ (pass.  III)
Valutazione: ****


Sicuramente è una via da percorrere con un discreto allenamento, vista anche la lunghezza dell'avvicinamento e le difficoltà non proprio banali del percorso.
Punto di partenza è il paese di Ortolano, dal quale, passando con la macchina sopra il coronamento del Lago di Provvidenza (!!), si procede sempre in auto per una disagevole sterrata, sin dove è possibile arrivare (noi ci siamo dovuti fermare nei pressi di una chiesetta a circa 1300 mslm). Ovviamente, con la strada coperta di neve, l'avvicinamento diventa molto più lungo, forse decisamente eccessivo.
Si inizia a camminare seguendo il sentiero sotto un piacevole bosco di faggi, costeggiando il corso del torrente Chiarino.
Usciti dal bosco si prosegue per la panoramica vallata, superando il piccolo rifugio che vi si trova in mezzo, circondato dalle cime.

La Valle del Chiarino

Il Rifugio

La lunga cresta, meta dell'itinerario, si può già intravedere in lontananza.
Si inizia ora a salire con più decisione, puntando all'evidente sperone che, sulla testata della valle, divide questa a metà.
All'ampio spiazzale dello Stazzo di Solagne ci fermiamo ormai al tramonto, con il vento che pian piano aumenta, a pulire il cielo dalle nubi, piazziamola tenda per la notte.

Base camp...

La mattina, dopo una nottata molto ventosa, carichiamo gli zaini con i materiali e partiamo di nuovo, alle prime luci dell'alba.
Si sale ora verso la vallata, fin quando non si mostrerà il massiccio blocco delle Malecoste, una lunga cresta fatta di pinnacoli e torrioni, una cattedrale gotica immersa nella neve.

Preparativi

Stazzo di Solagne

Alba

Malecoste

Il percorso, dopo una breve discesa, riprende pian piano a salire, fino alla Forchetta della Falasca, nei pressi della quale inizia la via vera e propria.
La neve è quasi totalmente assente lungo la cresta, solo alcune sporadiche chiazze colorano il grigio della roccia e della terra.

Primi raggi di sole

Forchetta della Falasca

Campotosto in lontananza

La prima parte della via è sicuramente la più ripida, la affrontiamo facendo tre tiri di corda da 30 metri, su terreno molto franoso e infido, superando anche una pittoresca goulotte, purtroppo non più in condizioni ottimali.
Non sono presenti ancoraggi, neppure di sosta, ci si organizza con qualche chiodo e friend su roccia non eccellente.

L'attacco

Marciume

Goulotte

Improvviso l'incontro ravvicinato con un camoscio che alla mia vista scappa veloce, giustamente intimorito dall'insolita presenza.
Il tratto "chiave" (III), appena superata la goulotte, è un diedro/camino di rocce instabili posto nei pressi di un forcellino, dove bisogna cercare il punto meno marcio per incastrare la punta delle picche. Si guadagna, al termine di questo, un piccolo pulpito, a partire dal quale la cresta diviene più "orizzontale".
Da questo punto in poi il percorso è un intrico di saltini e roccette in massima esposizione, la cresta è affilatissima e bisogna procedere ben concentrati (occhio alla roccia!).

Corno Grande

Ultimi tratti

Di neve ne troviamo ben poca, giusto qualche lingua (molto marcia) ogni tanto che permette di essere un po'più veloci, ovviamente attenzione alle cornici.
L'ultimo tratto appena prima della vetta (che in realtà non è la vetta, ma un'anticima) è ripido, su neve, ma quasi voliamo: con le picche appese all'omino ci guardiamo intorno e scoliamo quasi tutta l'acqua rimasta, bella!!

Cresta

Omino di vetta

Malecoste

Un vero e proprio greppo appenninico, una salita fatta con le picche infilzate nell'erba e nella terra, roccia friabile che sembra di camminare sulle uova, ma un ambiente davvero impareggiabile, bellissima vetta, bellissima salita!
Per la discesa si prende ora verso la sella delle malecoste, a sinistra, fino a raggiungere un canalone che con pendenze sui 40° conduce, in breve, di nuovo alla valle. Da qui, senza percorso obbligato, si raggiunge l'evidente sperone che divide in due la vallata e si torna allo Stazzo di Solagne.

Valle

Rifugio

Prati

Smontata la tenda, qualche minuto di relax per poi continuare la discesa fino alla macchina, breve sosta per un sorso d'acqua gelida alla fontana e si rientra.

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