martedì 9 agosto 2022

Cima Tosa, Via Normale dal Rif. Pedrotti

Cima Tosa, con i suoi 3.173 m, è la più alta elevazione delle Dolomiti di Brenta; la faticosa salita in vetta è divertente e soprattutto ripagata dalla grandiosità dell'ambiente in cui ci si muove.
Decisamente più solitario rispetto agli altri itinerari nelle vicinanze, il percorso per Cima Tosa presenta alcune minime difficoltà alpinistiche e richiede perciò conoscenza delle tecniche di arrampicata e di discesa in doppia.

Accesso: Molveno (TN)
Tempo di percorrenza: 4/5 ore per il Rif. Pedrotti, 4 per la vetta
Dislivello: 1.500 m per il Rif. Pedrotti, 700 per la vetta
Difficoltà: PD (II+/III)
Valutazione: ****


Punto di partenza e di appoggio per l'itinerario proposto è il Rif. Pedrotti, situato a 2.487 m di quota. 
La salita al Rifugio può avvenire, dal versante di Molveno, per la Valle delle Seghe, raggiungendo prima il Rif. Croz dell'Altissimo e poi il Rif. Selvata, proseguendo poi sino al Pedrotti.
Per risparmiare circa 500 m di dislivello si può giungere al Rif. Croz dell'Altissimo tramite gli impianti del Pradel o, ancor più comodamente, con servizio di Taxi Jeep da Molveno.

Il solare lago di Molveno

Rif. Selvata

In salita verso il Rif. Pedrotti

Dal versante di Madonna di Campiglio la salita al Rif. Pedrotti si può effettuare salendo dal Rif. Vallesinella, per i Rif. Casinei e Brentei, ma è probabilmente più lunga di quella descritta in precedenza.
La salita alla Cima Tosa inizia comunque con il sentiero che parte poco dietro al Rif. Pedrotti, nei pressi della chiesetta ivi sita.
Si transita prima per delle caratteristiche banconate calcaree alle spalle del Rifugio, oltre le quali si inizia a perdere lievemente quota.
Tralasciando una traccia che scende sulla sinistra, giunti su terreno ghiaioso, si inizia ora a salire con pendenze sempre più accentuate, seguendo vistosi segni di vernice rossa.

Il Rif. Pedrotti


Il percorso è qui abbastanza faticoso, e la vetta della Cima Tosa sembra lontanissima; ben visibile, in ogni caso, la paretina da scalare per raggiungere la calotta terminale.
Superato qualche metro più ripido e ghiaioso si giunge ad una zona più appoggiata (Sella della Tosa), dove si individua l'evidente svolta a destra che conduce in breve ad un insidioso canalino di ghiaia attrezzato con due pioli metallici. Attenzione in questo tratto al terreno sdrucciolevole, soprattutto durante la discesa.
Ancora per bolli rossi, dopo il canalino, si percorre una fascia di rocce appoggiate, con alcuni passi di I e II grado, puntando ad una visibile targa metallica in alto a dx, che segna l'inizio delle vere e proprie difficoltà.


La paretina di II+/III

Qui ci si lega (sosta inox visibile in alto a dx) e si attacca o il camino di sinistra, nerastro e poco invitante, o la placca di destra, più solare. 
Su difficoltà comunque analoghe di II+/III, con un tiro di corda di circa 30 metri si guadagna un comodo terrazzo con catena dalla quale recuperare il compagno.
Si procede ora in corda corta per facili balze ghiaiose (passaggi di I e II, numerosi omini) in un grande anfiteatro, guadagnando in breve la calotta sommitale, dove ormai, purtroppo, non è più presente neve, se non ad inizio stagione (informarsi preventivamente sulla necessità di avere al seguito i ramponi).
La vetta, oltrepassato un pianoro ghiaioso e superato l'imbocco del Canale Neri, è segnata da una piccola Madonnina su piedistallo d'acciaio, con libro di vetta.


Impressionante la visuale sull'arco alpino e sulle vicine vette del Brenta.
La discesa avviene per la via di salita, effettuando una o due calate in doppia dalle catene reperite all'andata. 

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