giovedì 4 agosto 2022

Crozzon di Brenta, Via delle Guide

La Via delle Guide al Crozzon di Brenta è uno degli itinerari simbolo di questo spettacolare gruppo montuoso, eccezionale come linea, ambiente e storia. 
Aperta nel 1935 da Bruno Detassis ed Enrico Giordani, in giornata (!!), è un viaggio eccezionale di oltre 900 metri sulla spettacolare parete nord-est del Crozzon.
La salita, pur con difficoltà non estreme, è sempre verticale e aerea, su roccia ottima e con arrampicata entusiasmante: sorprendente se si pensa al periodo di apertura e al fatto che Detassis individuò la linea di salita semplicemente osservandola dal suo Rif. Brentei. 
Terminata la salita, in vetta al Crozzon, è presente il Biv. Giordani, utile punto di appoggio - pur privo di acqua - qualora si intendesse effettuare la lunga discesa il giorno successivo.
L'ambiente severo e isolato, la difficoltà di eventuali ritirate e la complessa discesa impongono buon allenamento e capacità di muoversi con sicurezza e velocemente.
In via sono presenti alcuni chiodi di progressione, utili più che altro per l'individuazione dell'itinerario; le soste sono quasi tutte attrezzate con 2 chiodi o con buone clessidre, in un paio di occasioni abbiamo rinforzato.

Accesso: Rif. Vallesinella, Madonna di Campiglio
Tempo di percorrenza: 7/10 ore la via
Dislivello: 920 m svil.
Difficoltà: V+, principalmente IV e V
Valutazione: *****

Come intuibile si tratta di una via in grande ambiente, da affrontare con tempo stabile e prevedendo anche la possibilità di bivaccare al Biv. Castiglioni.
L'itinerario, seguendo le buone relazioni presenti su Sassbaloss e Orme Verticali ci è sembrato abbastanza intuitivo e sicuramente logico, anche se in un paio di punti abbiamo compiuto brevi deviazioni, tornando poi sul percorso originale.
La parete, data l'esposizione, prende sole molto presto e abbiamo scalato in maniche corte, anche se, vista la quota, avevamo portato anche i piumini.
Una volta prese le misure la salita scorre velocemente e l'arrampicata è sempre piacevole; inquietanti i boati dei crolli nel vicino Canale Neri!! 

Volendo evitare il bivacco in vetta al Crozzon siamo saliti dal Rif. Vallesinella nottetempo e abbiamo iniziato a scalare alle prime luci dell'alba, uscendo in vetta dopo circa 7.30 h di arrampicata. 
Dalla vetta del Crozzon a Cima Tosa, sostanziale termine delle vere difficoltà, abbiamo impiegato 2 h procedendo slegati. 
Un mio errore nell'individuazione della discesa da Cima Tosa ci ha portati a scendere non per la normale, ma per la più lunga Migotti e quindi per la Vedretta d'Ambiez: siamo riusciti comunque a tornare alla macchina con la del giorno ma ben cotti dall'impegnativa giornata.

Avvicinamento: 
Dal parcheggio del Rif. Vallesinella si imbocca il sentiero che conduce prima al Rif. Casinei e quindi al Rif. Brentei.
Da qui si procede per la traccia che, poco sopra al Rifugio, scende nel sottostante vallone. Quando la traccia inizia a riprendere quota si abbandona e si procede a vista, su terreno ora ghiaioso e più ripido, verso l'evidente Canale Neri.
L'attacco della via si trova sulla destra del canale (faccia a monte), appena a destra (faccia a monte) di un'evidente macchia bianca lasciata da una frana. 
Presente un bollo rosso in alto, con scritta, non molto evidente dall'attacco; l'arrampicata inizia in corrispondenza di una nicchia.

Rifornimento acqua prima dell'attacco

Attacco

L'assoluta scarsità di neve di questa annata ci ha consentito di giungere all'attacco senza utilizzare i ramponi, dato che la poca neve presente nel Canale Neri era coperta di detrito. 
I ramponi potrebbero risultare necessari ad inizio stagione o in annate più nevose; valutare però che in vetta a Cima Tosa e comunque nella traversata Crozzon-Tosa potrebbero essere presenti tratti con neve o ghiaccio. 
Attenzione, nel tragitto verso l'attacco, alle "terminali" che si formano tra ghiaccio e roccia.

Salita:
L1: salire da destra verso sinistra per una sorta di rampa, giungendo alla scritta rossa "via d. guide", dopo la quale affrontare il bel diedro dall'aspetto difficile ma ben scalabile, sino a raggiungere la sosta in una comoda conca, intuibile già dal basso (IV, V, 45 m, sosta su 2 ch.).


L2: sopra la sosta andare a prendere la fessura di sinistra e risalirla con bella arrampicata, individuare quindi una piccola cengia sulla dx, da raggiungere con breve traversata per poi ivi sostare (IV, IV+, 50 m, sosta su 2 ch.)
L3: attaccare l'evidente fessura sovrastante e procedere per la stessa con arrampicata piacevole su grandi appigli e appoggi (IV, 40 m, sosta su 2 ch.)
L4: proseguire per bellissima roccia fessurata, a tratti nera, poi per bel diedro ammanigliato, sino al sosta sotto una paretina giallastra (V, 20 m, sosta su 2 ch.)
L5: salire la paretina sulla sx, poi per rocce appoggiate sino alla sosta su una cengia, nei pressi di una nicchia (IV, 30 m, sosta su 2 ch.)
L6: rimontare a fianco della nicchia e per terreno appoggiato puntare alla base di un evidente diedro (sosta intermedia); salire ora il diedro con bella arrampicata e con qualche incastro nel finale, giungendo in tal modo alla sosta posta nell'intaglio formato dal pilastro appoggiato con la parete (IV, V, 55 m, sosta su due ch.).


L7: salire la paretina posta sopra all'intaglio, quindi piegare a sinistra e imboccare un evidente camino nero da risalire piacevolmente sino al suo termine, uscendo sulla dx a reperire la sosta situata dietro una sorta di lama nera su comoda cengia (IV+, IV, 50 m, sosta su due ch.)


L8: (tiro impegnativo) salire la fessura con facile arrampicata, poi puntare al tetto diagonale, senza raggiungerlo, arrampicando sulla sua destra per poi rientrare, seguendo alcuni chiodi di passaggio non sempre evidenti, sosta su terrazzino (V+, 45 m, sosta su cl. e ch.)
L9: seguire il diedro ben ammanigliato, quindi traversare decisamente a sx in corrispondenza di una sorta di cornice e sostare subito dopo (V+, 20 m)


L10: traversando lievemente a sx si risale di fianco a uno spigolo, uscendo su cengia a sostare sotto una placca nera (IV, 35 m.)


L11: (tiro impegnativo) alzarsi per facili rocce fino ad una piccola cengia, quindi traversare a dx sulla stessa, reperendo una fessura, per la quale alzarsi, seguendo poi la sovrastante placca; attenzione a non salire troppo dritti (ch. fuori via) ma piegare lievemente a dx su buone prese con arrampicata verticale. La sosta è poco visibile e si trova su una piccola cengia (V+, 45 m, sosta su cl. + ch.)


L12: per facili rocce sopra alla sosta, quindi attaccare l'evidente fessura risalendola fino al suo termine; uscirne a sx su cengia e traversare per circa 10/15 m. sino ad una fessura biancastra (V, 35 m, sosta su 1 ch. da integrare)


L13: dritti per la fessura, passando poi in placca a dx di una evidente nicchia con dentro un omino, poi ancora in verticale con andamento verso dx (chiodi poco visibili dal basso) su rocce articolare rientrando infine a sx per sostare (V, 40 m, sosta su 2 ch.)


L14: traversare a sx e salire l'evidente diedro che poi si corica, sostare verso sx su due buone clessidre (IV, 40 m)



L15: facilmente per il colatoio sovrastante la sosta, raggiungere una prima cengia, proseguire e raggiungerne una seconda, traversando poi lungamente verso dx sino alla base di una parete nera/colatoio con sopra un evidente tetto (III, 60 m, sosta su 2 ch. poco evidente, 1 sosta intermedia)
L 16: traversare ancora verso dx, quindi salire facili rocce e portarsi sotto la verticale del diedro nerastro posto sul margine sx del tetto (III, 40 m)
L17: salire il diedro, da noi trovato molto bagnato ma facilmente scalabile, fino al suo termine dove si sosta su ampia cengia (IV, 45 m)
Da qui ci si sposta a sx della sosta, a risalire una sorta di grande anfiteatro individuando i passaggi più facili, in genere sul III/III+. Noi abbiamo messo le scarpe e siamo andati in conserva sino a raggiungere una fascia rocciosa più appoggiata, dove ci siamo slegati.
Per la vetta seguire il terreno nei punti più facili, per facile arrampicata e sfasciumi si giunge in tal modo in vista del Biv. Castiglioni, che segna la fine della via di salita.



Discesa:
La discesa dal Crozzon di Brenta, per lunghezza e tipologia di terreno, potrebbe essere considerata un salita a sè stante.
Sono presenti soste per le calate in doppia e alcuni golfari resinati per proteggere alcuni passaggi, la direzione della discesa è resa abbastanza evidente dai numerosi omini presenti.
Tenere presente che il percorso di discesa è costantemente esposto e non sempre protetto o proteggibile, presentando in numerosi punti roccia molto insicura.
Noi abbiamo utilizzato la corda solamente per le prima due doppie, preferendo poi procedere slegati; in questo modo abbiamo raggiunto Cima Tosa in 2h. Considerare la dilatazione delle tempistiche nel caso si dovesse procedere legati.
Dalla vetta del Crozzon, a pochi metri dal Biv. Castiglioni, si reperisce un primo ancoraggio di calata (ottima catena inox), con la quale abbassarsi di circa 15 m all'intaglio con la Cima di Mezzo.
Seguire ora una cengia verso dx fino a raggiungere lo spigolo (omini), risalendo questo fino alla vetta.
Sfruttando altro ancoraggio calare circa 20 metri fino all'intaglio con la Cima Sud. Ora risalire (fittoni) l'evidente paretina con passi fino al III sino alla vetta della Cima Sud.
Procedere ora seguendo gli ometti e abbassarsi di nuovo (possibile doppia) fino ad un incassato canale, da attraversare per raggiungere una nuova cengia, che va restringendosi a formare una sorta di passaggio del gatto.


Ora sempre su cengia, più larga, fino ad un nuovo canale, attraversato il quale si segue una nuova esposta cengia per poi risalire e quindi portarsi nei pressi di un ulteriore canale da noi trovato bagnato (possibile ghiaccio). 


Salire tale inquietante canale passando sotto a massi in bilico e uscendone sulla dx, quindi per rocce gradonate ad un cordone con cui abbassarsi per raggiungere un ultimo canale, risalendo il quale si giunge alla vetta di Cima Tosa.


Dalla Tosa procedere in direzione sud seguendo ancora ometti: raggiungere in tal modo una sorta di comba rocciosa dove scendere per un centinaio di metri seguendo anche qui gli ometti e andando a reperire le catene di calata della normale. Sufficiente una doppia da m. 30 per giungere al terreno più appoggiato (targa metallica). 
Da qui scendere facili gradoni (II) e quindi un canale ghiaioso con scritte rosse e due pioli metallici. 
Si può ora togliere l'attrezzatura e procedere verso il vicino Rif. Pedrotti, dal quale salire alla Bocca di Brenta e scendere al Rif. Brentei.
Ottime indicazioni e schizzo della discesa ai link SassbalossOrme Verticali
Dalla vetta di Cima Tosa, errando, abbiamo imboccato in discesa la Via Migotti, decisamente più lunga della normale. Qui le calate avrebbero comportato un enorme dispendio di tempo e rischio di far cadere sassi. Abbiamo quindi disarrampicato fino a raggiungere la Vedretta d'Ambiez (brevi tratti di ferrata), seguendo poi il sentiero Martinazzi sino al Rif. Brentei.

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