Salita invernale di grande respiro su una delle pareti nord più affascinanti dell'Appennino.
Purtroppo la nebbia ci ha accompagnato per gran parte della scalata, a tratti la visibilità era intorno ai dieci metri...
Abbiamo trovato neve buona e trasformata solamente nella prima parte del colatoio iniziale, nel resto della parete appena discreta, a tratti quasi marcia.
Attenzione alle enormi cornici terminali!!
Accesso: Prati di Sirente (AQ)
Tempo di percorrenza: 9 ore
Dislivello: 1.100 metri
Difficoltà: AD+
Valutazione: ***
Si parcheggia l'auto ai Prati di Sirente, nei pressi di un'area picnic (da Rocca di Mezzo seguire le indicazioni per Secinaro, circa 11 km) dalla quale è già ben visibile la maestosa e intricata parete nord del Monte Sirente.
Dal parcheggio si inizia a risalire il prato verso sinistra, in direzione di un evidente casupola dal tetto a punta posta al limitare della macchia, per poi dirigersi ancora a sinistra, incontrando dopo pochi metri un'altra costruzione in muratura, da cui diparte una esile traccia di sentiero che si addentra nel bosco.
Seguendo la traccia, che diventa a tratti inesistente, si taglia il bosco in salita quasi sempre verso destra (nella prima parte non vi sono segni, solo una gran quantità di orrende spruzzate di vernice sugli alberi, forse opera di boscaioli).
Attraversato un avvallamento, si inizia ad incrociare qualche rado omino, che in breve conduce ad una più visibile traccia, che ora procede a zig zag, fino a rimontare su un colle boscoso, dal quale si inizia a scorgere più nitidamente la parete.
Si esce ora dal bosco e si scende nella vallata sottostante la parete nord del Sirente, risalendo verso l'evidente attacco della via, posto a destra di un caratteristico sperone roccioso, la base del braccio destro della X.
Il canale d'attacco della via
La neve inconsistente presente su questo tratto ci ha fatto sudare non poco, anche perchè i residui di una grossa valanga hanno reso il tragitto ancora più faticoso.
Arrivati nei pressi del canale, è possibile riposarsi un attimo su un pianoro appena accennato, prima di iniziare a salire tra le ripide pareti rocciose.
Il canale d'accesso alla via inizia su un conoide di valanga (la zona ne è piena, occhio!) che si stringe, con andamento verso sinistra, aumentando lentamente di pendenza.
Perlomeno in questa prima parte abbiamo trovato neve ben trasformata ed anche un po'di ghiaccio, siamo saliti sciolti ed abbiamo attrezzato una sosta su chiodi (tolti) nei pressi di una intrigante colata di ghiaccio (posta a dx, faccia a monte) per la quale dovrebbe passare la via dei quattro moschettieri (ad occhio sembrava proprio dura).
Il primo tratto della X
Da qui, in ogni caso, si risale per una stretta goulotte incassata tra le strette pareti di roccia, che termina appoggiandosi dopo qualche metro, su di una selletta nevosa (sosta su due chiodi a dx, trovati in loco ed ovviamente lasciati, 60 metri in tutto).
La goulotte
Ora, su pendenze poco più lievi, su per l'evidente canale che si imbocca superando un traverso (buone possibilità di proteggere su roccia). Finite le corde (60 metri) ho sostato a sx infilando due chiodi in un masso a circa dieci metri dalla fine del canale.
Sul secondo canale
Traverso
La via ora dovrebbe proseguire fino al termine del canale per poi superare un breve tratto in discesa - nei pressi di un evidente sperone - ed iniziare a risalire il canale che conduce in vetta.
Seguendo una vecchia traccia abbiamo invece evitato il canale (anche le condizioni della neve non erano il top) per salire su di una lunga e larga rampa posta sulla destra, sostando con chiodi su masso affiorante.
Continuando a salire per questa rampa, in realtà, abbiamo intercettato più in alto il canale percorso dalla via "originale", seguendo poi lo stesso.
Risalti
Ultimo tratto ripido
La via prosegue quindi aggirando qualche sperone roccioso, fino a superare un tratto più ripido (dove abbiamo trovato neve inconsistente) dopo il quale ci si trova direttamente sotto le enormi cornici di vetta.
Da qui, anche a causa della fittissima nebbia che ci avvolgeva, abbiamo traversato molto ripidamente verso sinistra, fino a raggiungere l'unico punto in cui la cornice sembrava essere più "mite".
E'servito del buon sangue freddo per bucare la cornice, uscendo in vetta, arrampicati su un ripidissimo salto di neve poco rassicurante.
L'enorme cornice sotto la vetta...
La vetta di Punta Macerola è un istante: vento bestiale, sicura a chi sale, rifacciamo le corde, sorso d'acqua e si inizia a scendere infreddoliti in mezzo ad un mare di nebbia.
Seguendo la cresta si arriva ad un pianoro, da qui in direzione ovest si perdono circa 100 metri di dislivello, giungendo ad una sorta di ripiano roccioso (omini), nei pressi del quale, sulla dx di chi scende, si trova l'imbocco del canale che su pendenze di circa 45° conduce in breve nella conca nevosa sottostante la parete nord.
Piove, nevischia, nel bosco rifacciamo gli zaini e imbocchiamo di nuovo, fradici, la traccia che, nel bosco, ci riporta alla macchina.
Il canale di discesa
Contiamo nove ore dalla partenza, il porchettaro di Assergi, giusta deviazione lungo la strada di casa, prova a saziare a suon di salsicce e arrosticini la nostra fame severa.
Salita nel complesso faticosa, con condizioni di neve in gran parte scarse, uscita dalla cornice adrenalinica e fuga dalla vetta a causa del vento fortissimo.
La variante rispetto alla via originale credo sia preferibile in condizioni di neve non perfettamente assestata come quelle trovate al momento della nostra salita, anche perchè oggettivamente più logica.
Sicuramente il Sirente mi rivedrà!
Arriva la primavera...
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