La parete è di quelle serie, o meglio, di quelle che solo a vederle dal basso ti fanno una certa impressione.
La via è una classica dell'alpinismo in appennino, sicuramente tra le più importanti dei Sibillini, 850 metri di sviluppo per un totale di 18 tiri di corda, alternati ad alcuni tratti da fare in conserva su cenge, il tutto in un ambiente maestoso e selvaggio come l'intricata ed imponente nord del Monte Bove.
Un viaggio da non poco insomma, dove le difficoltà dell'arrampicata non possono ovviamente rendere conto dell'impegno globale della salita, andare fuori via può costringere ad un bivacco forzato e una ritirata potrebbe risultare veramente complessa.
L'arrampicata è prevalentemente di stampo classico, su camini che anche a stagione inoltrata potrebbero essere bagnati o verglassati.
La continuità della salita è interrotta spesso da cenge erbose, dove mi sono trovato più volte a procedere utilizzando la becca del martello per evitare di scivolare (occhio). Roccia buona nei passaggi più duri, discreta nel resto.
Una cordata avvezza a questo tipo di scalata può uscire in vetta in circa 5/7 ore, noi ne abbiamo impiegate alcune in più, tra una lettura alle relazioni e qualche mia incertezza arrampicatoria.
Percorso in ogni caso di grande soddisfazione, che con Simone puntavamo da tempo e che finalmente abbiamo chiuso, con la promessa di tornare però in inverno, magari tra qualche anno.
Accesso: Casali di Ussita (MC)
Tempo di percorrenza: 10 ore la via, 1 ora e 10 l'avvicinamento, 1 ora e 30 la discesa
Dislivello: 700 metri, 850 metri di sviluppo
Difficoltà: TD (prevalentemente IV, alcuni pass. di V e VI)
Valutazione: *****
L'appuntamento è alle 3.30 a Jesi. Inizialmente pensavamo di andare al nord, in Val d'Aosta a menare le picche, poi le condizioni meteo ci hanno fatto desistere.
Quindi si prova finalmente la Alletto-Consiglio, e con la strada deserta siamo a Casali di Ussita prima delle 5.00; davanti al paretone del Bove nord iniziamo a dividere i materiali da infilare negli zaini pensando a quando saremo di nuovo alla macchina.
L'avvicinamento passa veloce: per la sterrata saliamo in Val di Panico, quindi prendiamo verso destra la carrareccia che si immette nel bosco sull'altro versante della valle, verso Calcara.
Percorriamo qui qualche centinaio di metri, poi iniziamo a risalire il bosco sulla sinistra, prendendo come riferimento il pilastro d'attacco della via.
Non c'è una traccia definita per salire, soltanto alcuni ometti che in breve ci portano ripidamente all'attacco, posto su un evidente canale/camino a fianco di un pilastro giallastro a gocce (cordone su alberello).
Il tracciato della via, salvo errori
L1: si attacca nel canale/camino, superando circa a metà un passaggio più ostico e rinviando un paio di chiodi presenti in loco.
Roccia non ottima ma accettabile. 60 metri, IV+, sosta con 2 fix su forcellino.
L2: dal forcellino dirigere a sinistra risalendo la cengia erbosa fino ad una placchetta posta alla base di una fessura. 30 metri, II, 1 chiodo di sosta (alto, da rinforzare).
Dalla sosta di L2
L3: scalare con movimento ostico la placca (4 ch. ravvicinati, V o A0), quindi piegare a sinistra e risalire un canale fino ad un forcellino (possibile sosta su 2 ch.). Da qui superare la forcella e attaccare la placca di destra, raggiungendo uno spigolo affacciato su evidente forra. 50 metri, V/A0, poi IV+, sosta su ch.
L4: salire lo spigolo e per tratto erboso andare a sostare su albero posto a dx dell'ingresso della forra. 20 metri, II, sosta su cordone.
L5: entrare nella forra (fix) e risalirne il fondo superando un paio di stretti passaggi, piegare quindi a sinistra per sostare su un fix su evidente balconata. 40 metri, IV, sosta su fix con placchetta.
L6: traversare lungo la balconata verso sinistra, fino ad un evidente canale/camino con alla base un fix. Risalire ora per roccia non eccellente, uscendo su una fascia rocciosa in corrispondenza della grande cengia mediana, ove si sosta. 50 metri, IV, sosta su ch. e cl., da rinforzare.
All'inizio di L6
L7: da qui occorre ora arrivare in prossimità della pera, grande pilastro ancora non visibile e da non confondere con un'altra formazione a forma di orecchio posta sulla verticale della sosta.
In conserva si risale pertanto la cengia per erba e balzette verso destra, arrivando ad un comodo pulpito a sinistra della pera, ora visibile. Sopra di noi noteremo qui due camini quasi paralleli, con alla base un risalto fessurato ove si trova un evidente sosta su due chiodi con cordone rosso, da raggiungere sempre per erba e roccette. La via originale passa per il canale/camino di sinistra, opponendo difficoltà intorno al III grado su roccia probabilmente poco solida ed erba. Il tracciato rettificato percorre invece il profondo camino di destra.
Circa 150 metri, I.
Sulla grande cengia mediana
La pera
L8: dalla sosta con cordone alzarsi sulla sovrastante placca con movimento tecnico (V, ch.), quindi superare con passo atletico una fessura incassata (V+, ch.), oltre la quale ci si immette nel profondo camino (ch.). Ora in opposizione, fino ad incontrare un masso incastrato (fix), dopo il quale si sosta scomodamente su chiodi. 50 metri, V+, sosta su 2 ch.
All'inizio di L8
L9: proseguire nel camino su roccia non eccellente (3 ch.), uscendo su zoccolo erboso. Puntare alla sovrastante fascia rocciosa, dirigendo verso sx ed ivi sostando. 60 metri, V, sosta da attrezzare.
All'uscita del camino di L8
Tratti erbosi
L10: traversare ora decisamente verso sinistra, doppiando un evidente spigolo adunco e percorrendo la ripida cengia erbosa, fino a raggiungere una sosta nei pressi di un intaglio sopra una forra. 50 metri, II, sosta su fix.
Il traverso di L10
L11: obliquando verso sinistra raggiungere la base di un diedro/fessura (ch., cl., IV+), da risalire uscendo su terreno insidioso. Superare ora un ulteriore risalto fessurato (III), andando quindi a sostare su spuntone su una cengia erbosa alla base di una fascia di roccia. 50 metri, IV+. sosta su spuntone.
L12: salire il camino posto pochi metri a dx della sosta con qualche passo più ostico (V, 2 ch.), sostare quindi alla base di un ultimo camino. 40 metri, V, sosta su ch. da integrare.
L13: proseguire per il camino, superando un primo tratto più stretto ed uscendo difficilmente su una strozzatura più marcata sfruttando il lato sinistro della parete. Sostare su pulpitino, ormai quasi fuori dalle difficoltà. 30 metri, IV+, pass. V+, sosta su ch.
L14: per balze erbose e roccette dirigere in traverso verso sinistra, raggiungendo uno sperone roccioso alla base della cresta finale. 50 metri, III, sosta su spuntone.
Risalti su L14
L15/16: (qui ci siamo sciolti) proseguire per la cresta facilmente, percorrendo un'esile cengia che conduce ad un intaglio, ove con passo esposto occorre portarsi sul masso posto al di la dell'intaglio stesso. Se percorso legati, questo tratto impiega circa 2 tiri di corda, con difficoltà fino al III (IV sull'intaglio) e varie possibilità di sosta su spuntoni. In tutto circa 60/70 metri di svil.
L17: (anche qui abbiamo proseguito sciolti) percorrere ancora senza particolari difficoltà le rampe ed i risalti adiacenti la cresta, arrivando così ad un intaglio sovrastato da una placca di roccia lavorata, ultima impennata della salita.
L18: con piacevole arrampicata superare la placca (IV+, ch.), più facile se sullo spigolo a dx, per poi proseguire facilmente lungo la cresta, fino ad uscirne in vista della vetta del Bove Nord.
Ultima sosta, siamo fuori!!
Verso Pizzo Tre Vescovi
La salita finisce qui, in pochi minuti si raggiunge per prati la vetta del Bove, dove un panorama liberatorio sulle circostanti vette aiuta a ripendersi un po'dal lungo viaggio appena percorso.
La discesa avviene per la Valle Romana, raggiungibile proseguendo lungo la dorsale che collega la vetta del Bove Nord al Bove Sud.
Una corsetta lungo il ghiaione aiuta a distendere i muscoli irrigiditi dall'imbrago; superato il bosco si sbuca sulla sterrata percorsa all'andata, per tornare quindi all'abitato di Casali.
Il ghiaione di Valle Romana
Bravissimo Simone che ha tirato praticamente tutti i passi più duri della via ed ha atteso le mie incrodature (meno male che in qualche modo riesco sempre ad ingegnarmi per passare).
Non siamo stati velocissimi, ma abbiamo preferito muoverci senza errori, soprattutto nel tracciato, cercando sempre di guardare con attenzione le relazioni per evitare di perderci in una parete per cui avevamo - ed abbiamo ancora - una giusta riverenza.
L'ambiente è superbo, impossibile capire dal basso come possa essere articolata la nord del Bove, un mondo a parte, fatto di cenge, torrioni e camini. un bellissimo angolo di appennino che non può non suscitare un certo fascino.
Consigli e varie:
- dopo L11 è possibile, traversando sulla dx per alcuni metri, raggiungere un grosso canale erboso che consente di evitare le ultime due lunghezze in camino;
- attenzione ai tratti erbosi se bagnato, possono essere molto insidiosi;
- anche in estate sulla nord del Bove non è caldissimo, ad inizio stagione possibile verglas o ghiaccio nei camini.
Bella, da rifare!
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